iColor Magazine - anno 2022 - numero 09

23 RESTAURATORE Preparazione, competenza, prodotti specifici e tanto impegno. Questi sono gli elementi fondamentali per eseguire un restauro a regola d’arte. Lavorare nel settore è indubbiamente affascinante, ma anche faticoso, come racconta Stefano Lovati, operatore di Naos Restauri, società milanese che si occupa di progettazione e realizzazione di interventi di restauro conservativo di beni vincolati, opere d’arte e beni architettonici pubblici e privati. “Dal 2003 sono operatore di restauro”, racconta Stefano, “e svolgo la mia attività in ambiti diversi: dagli edifici storici alle chiese, dagli affreschi ai dipinti murali (tempere su muro, stucchi) fino alle facciate di edifici storici (cemento decorativo, liberty, intonaci, pietre, marmi)”. Stefano ha seguito un corso di studi per operatore di restauro presso l’Accademia Belle Arti Aldo Galli di Como, dove ha imparato le tecniche artistiche del passato, come gli affreschi, il graffito, le icone ei dipinti murali. Nella sua carriera ha avuto anche la grande occasione di eseguire un restauro nel Duomo di Milano. LE FASI DI UN INTERVENTO Ogni tipo di restauro richiede diverse operazioni, ma prima di iniziare si effettua un’accurata analisi preliminare. “Si parte sempre con un sopralluogo per osservare da vicino il bene su cui intervenire”, spiega Stefano. “Successivamente si eseguono delle stratigrafie. Quest’operazione consiste nell’esame degli strati, effettuato meccanicamente o attraverso solventi, per arrivare al livello più antico e stabilire quale far riemergere. Viene poi redatta una relazione da consegnare alla Soprintendenza a cui spetta sempre l’approvazione del tipo di intervento proposto. Le principali operazioni includono una pulizia meccanica del bene per togliere i depositi di polvere, durante la quale si effettua il controllo ritmico dell’intonaco per individuare vuoti, distacchi di affresco che poi verranno siringati con malte riempitive. L’intonaco mancante viene integrato con malta a tono a base calce, polveri o sabbie che si avvicinano il più possibile al colore originale. Nell’ultima fase, per fare dei ritocchi si utilizzano gli acquarelli perché quanto viene fatto nel restauro deve essere il meno invasivo possibile e, se necessario, deve poter essere rimosso in futuro”. I PRODOTTI NECESSARI “In fase di pulitura si effettuano delle prove con vari solventi, partendo sempre dal più delicato per poi provare soluzioni più aggressive”, specifica Stefano. “Si inizia con l’acqua e in seguito si possono utilizzare solventi con alcool etilico, isopropilico o acquaragia. Per le altre operazioni possono servire malte, grassello di calce e sabbie. Quando dobbiamo integrare le pitture, invece, andiamo alla ricerca di pittura a base calce addizionata con pigmenti in polvere. Si lavora tanto, facendo spesso fatica, ma l’aspetto più bello di questo lavoro è che ogni intervento è un’esperienza diversa, perché non sai mai cosa si cela negli strati più profondi del bene da restaurare”.

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